Venerabile Giambattista Arista - Congregazione dell'Oratorio Acireale

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Venerabile Giambattista Arista

 

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LA VITA


Giovanni Battista Arista nacque a Palermo il 2 aprile 1863, giovedì santo. Era il sesto figlio del magistrato Domenico e di Francesca Vigo. Ricevette il Battesimo nella chiesa di S. Nicolò all’Albergaria, la stessa nella quale sarebbe stato battezzato anche il Beato Giacomo  Cusmano. Otto mesi dopo la nascita venne portato dai genitori ad Acireale, città di origine della madre.


Fu tra i primi alunni dell’Istituto San Michele (fondato nel 1875) dove si formò alla scuola di Filippo Neri, guidato dai Fondatori di quell’Istituto, i padri Rosario ed Antonino Licciardello. Conseguita a Napoli  la licenza liceale, fu tra i primi alunni del nuovo seminario di Acireale e, rispondendo alla chiamata del Signore, fu consacrato sacerdote il 26 marzo 1887, da mons. Gerlando Maria Genuardi, che fu il primo Vescovo di Acireale.


Aveva frequentato da ragazzo la chiesa dell’Oratorio dei PP. Filippini, dove aveva ricevuto la Prima Comunione all’altare della Madonna della Purità, sotto la guida del sac. Michele La Spina d.O., che avrebbe seguito, l’anno successivo, nella Congregazione dell’Oratorio.
Nei primi anni di sacerdozio operò con zelo e competenza in mezzo ai ragazzi della Villa Filippina, e ai giovani dell’Istituto San Michele, ricoprendo le cariche di Direttore e Preposito.


Riorganizzò e rilanciò tutte le attività giovanili, divenendo il secondo fondatore di quell’Oratorio fondato nel 1756 dal Servo di Dio P. Mariano Patanè (1713-1804).

Per la sua sconfinata bontà il Signore lo scelse a portare con lui la sua croce. Nel 1904 venne nominato Vescovo ausiliare di Mons. Genuardi e nel 1907 ne divenne il successore. Furono tempi inquieti e difficili quelli dell’episcopato di mons. Arista per la ventata di modernismo che aveva colpito la Chiesa del tempo.


Il suo motto episcopale fu Omnia in caritate e di tale programma sostanziò la vita nel donarsi agli altri, soprattutto là dove si soffriva. Così fu presente a Torre Archirafi, nel maremoto del 1907; a Messina, durante il terremoto del 1908; a Randazzo nel colera del 1910; a Solicchiata, durante l’eruzione dell’Etna del 1911; a Guardia Mangano, nello scontro ferroviario del 1912; a Linera, nel terremoto del 1914. Un suo contemporaneo lo definì un «vero martire del dovere pastorale».


Il segreto della sua carità apostolica, la sua forza, la sua gioia, fu l’Eucarestia. Preparò il primo Congresso Eucaristico diocesano: «Quando parlava dell’Eucarestia – testimoniarono in molti – sembrava trasfigurarsi quasi un bagliore di estasi lo pervadesse».


E accanto all’Eucarestia, Maria. Fu infatti devotissimo della Madonna e ne diffuse con entusiasmo il culto; era solito invocarla “Ave Maria e coraggio!”.


Fu chiamato il Vescovo dei giovani per la passione tutta filippina con cui sostenne e promosse i movimenti giovanili. Tra questi il Circolo Amore e luce, antesignano di più noti movimenti ed associazioni.


Quando un giorno gli si riferì d’essere chiamato il Vescovo dei giovani: «Davvero – esclamò commosso – titolo più bello non mi si poteva dare, i giovani… i giovani sono gaudium et corona mea».


Ma poteva essere chiamato anche il Vescovo dei fanciulli, dei seminaristi, dei sacerdoti, dei sofferenti, di tutti, per la sollecitudine pastorale che metteva sempre e dovunque.

Portò ogni giorno nel cuore , assieme alla bella croce vescovile, la vera croce, ingemmata dal dovere quotidiano compiuto eroicamente e dall’immolazione del corpo e dello spirito in unione con Gesù: «Oh! bisogna  portarla la croce che ci ha assegnato il Signore. Uno sguardo al Cuore di Gesù, alla croce che lo sormonta e noi l’abbracceremo con amore!».


Il pensiero della Passione divenne la sua più grande consolazione interiore, nel momento del suo passaggio dalle tenebre della sofferenza alla luce di Dio. Soleva ripetere: «Dalla croce non si scende, si sale».


Colpito da grave dolorosa malattia sopportata con esemplare forza d’animo, morì il 27 settembre 1920 e la voce unanime che si levò fu quella che era morto un Vescovo santo.



Il suo corpo è custodito con amore, ad Acireale, nella chiesa dell’Oratorio e il suo nome appare nell’index causarum del 1988 e nel 1992 è stata data alle stampe la Positio super virtutibus.


Il 25 Luglio 2007 la Diocesi di Acireale ha commemorato il Venerabile Mons. Giambattista Arista, in una solenne concelebrazione presieduta dal Vescovo acese Mons. Pio Vittorio Vigo e concelebrata dai Vescovi Paolo Romeo (dell'Arcidiocesi di Palermo) e Paolo Urso (della Diocesi di Ragusa). Alla solenne concelebrazione è seguita la processione con le reliquie di Santa Venera sino alla chiesa dell'Oratorio e omaggio da parte del Vescovo e del Sindaco alla tomba del neo-venerabile.
Ripercorriamo con le immagini alcuni momenti delle Celebrazioni in occasione della promulgazione del Decreto di Venerabile.

Dal 15 al 18 Novembre 2007 la Comunità dell' Oratorio di Acireale ha commemorato il 1° centenario della presa di possesso della Diocesi di Acireale da parte del Venerabile Mons. Giambattista Arista (avvenuta il 15 Novembre 1907).
Ripercorriamo con le immagini alcuni momenti delle Celebrazioni commemorative.

 
 
Il cantico delle Pastorali


Stemma Episcopale di
Mons. Giambattista Arista



Mons. Giambattista Arista, dal 1907 al 1920, scrisse quattordici Lettere pastorali, e vi trasfuse il suo spirito: si sente che è il Pastore a scrivere. Parlava con il cuore e con il cuore scriveva. Anche la dottrina si ferma nello scritto passando attraverso il suo cuore: non formule fredde, ma verità arroventate di vita. Dalla prima lettera pastorale del 1907, all’ultima del 1920, vi è un filone d’oro che tutte le lega dandovi intima unione di ispirazione.
Mons. Arista scorgeva le cose dall’angolo visivo delle fede e su tale piano le giudicava e valutava. Un appassionato amore di Dio incontenibile trapela tra rigo e rigo e spesse volte esplode in ardente preghiera. Per cui le pastorali si possono definire un cantico, il cantico del suo cuore ripieno di Dio!


Omnia in caritate (1907)

È il motto del Vescovo. S’inizia il cantico della carità: “voglio essere il Vescovo dei cuori” dice nel proemio e si definisce senza volerlo. Fu il Vescovo della carità e della carità fu anche il martire. Il giorno della sua elezione era stato contrassegnato dall’equivoco politico, profilandovisi la prima divisione degli animi.....clicca quì per sfogliarla
 

Per la Quaresima del 1908

Breve ma caldo appello ad un duplice omaggio amoroso: quell'anno ricorreva il 50° dell'apparizione a Lourdes e della ordinazione presbiterale di Papa Pio X. Attorno alla Vergine e al bianco Vegliardo, il Vescovo, invita i suoi figli a stringersi per rinnovare e ritemprare e rinsaldata dalle opere.....clicca quì per sfogliarla



Per la Quaresima del 1909

Dopo l’intervento caritativo prestato tra i primi e di persona, è un ulteriore ricordo solidale del recente terremoto di Messina e Reggio.....clicca quì per sfogliarla


Mali e rimedi (1910)

A tre anni di distanza dall’inizio dell’episcopato si ferma ad analizzare la situazione della diocesi, specie dopo le recenti ventate di anticlericalismo e riflette sulle misure da prendere per superare quella situazione. Si rivolge in particolar modo  ai giovani “suo gaudio e sua corona”, giovani adescati da tante insidie «poveretti», scrive.   Addita i rimedi: primo fra tutti la preghiera; poi lo spirito di penitenza, infine l’apostolato sociale: buona stampa, quotidiano cattolico, dottrina cristiana, oratori, associazioni studentesche, ricreatori, società sportive… «Non sarà tempo malamente speso quello di un sacerdote che si affanni per mettere in iscena un dramma o per reclutare e capitanare una squadra sportiva. Purché si faccia nel nome di Gesù Cristo e per Gesù Cristo, sarà questo un apostolato di nuovo genere, ma apostolato vero».....clicca quì per sfogliarla


Preghiamo!… (1911)

Dopo aver messo in rilievo gli effetti nefasti della massoneria, che serpeggia in Italia e in tutta l’Europa e da cui Acireale – secondo il Vescovo – non è rimasta indenne, egli indica la preghiera quale mezzo efficace e indispensabile e cita san Filippo Neri: «“Uomo senza orazione animale senza ragione”; quasi a significare che è così necessaria la preghiera all’uomo quanto lo è la ragione medesima».....clicca quì per sfogliarla

Preghiera Eucaristica (1912)

L’argomento della preghiera ritorna in questa pastorale… il canto si allarga solenne e diventa sinfonia. Se la preghiera è il respiro del cristiano, poiché l’Eucarestia sta al centro della vita cristiana, tale respiro deve impregnarsi di profumo eucaristico.....clicca quì per sfogliarla
 

Vita Eucaristica (1913)

Tutto l’anno è dedicato al 1° Congresso Eucaristico Diocesano e anche la lettera pastorale prosegue nello sviluppo del tema di quella sinfonia, ma con un’orchestrazione più vasta. «Essa è come un trittico: tre quadri attraverso cui passa la vita come dolore, come lavoro, come amore, ma lo sfondo è comune e rende e dà un rilievo celeste al misero sviluppo della vita di quaggiù, l’Eucarestia».....clicca quì per sfogliarla
 

Dai piedi del Tabernacolo (1914)

L’anno precedente era stato per il Vescovo l’anno del Tabor e l’anno del Getsemani. L’anno del radioso Congresso Eucaristico e l’anno dell’equivoco politico, del non expedit. Il Vescovo sente il bisogno di riprospettare ai fedeli, alla luce di Cristo, i due ben diversi avvenimenti.....clicca qui per sfogliarla
 

Ricordando l’ultima visita in Roma (1915)

Scomparso Pio X e appena iniziato il pontificato di Benedetto XV, il Vescovo mette in rilievo il motivo della centralità di Cristo e quello di un rinnovamento dell’uomo nuovo, motivi che si fondano nella restaurazione della famiglia e della società.....clicca qui per sfogliarla
 

Ave Maria e coraggio (1916)

Mons. Arista si era incontrato a Napoli con il venerabile P. Ludovico da Casoria: gli erano rimaste impresse le parole di quel santo uomo “Ave Maria e coraggio”. Appena scoppiata la guerra , nell’ora del dolore, suggerisce ai suoi fedeli di ripeterle incessantemente, per trovarvi conforto e speranza.....clicca quì per sfogliarla
 

Il Sacro Cuore di Gesù (1917)

Mentre imperversa la guerra mondiale, il santo Vescovo, seguendo le direttive di Leone XIII, Pio X, Benedetto XV che additano il Cuore di Gesù come scampo supremo dove rifugiarsi, propone anch’egli il Cuore di Cristo quale sacramento dell’amore del Padre. Si augura infine che anche nella sua città – come a Parigi il tempio di Montmartre dal 1873 – ci sia come proposta segno un tempio votivo al Sacro cuore. La lettera si conclude con la proposta dell’atto di consacrazione delle famiglie cristiane.....clicca quì per sfogliarla
 

Una parola a chi soffre (1918)

Nell’ora tragica della guerra il Vescovo invita il suo popolo ad interrogarsi sul senso del dolore – che purifica, illumina e perfeziona – e sul fatto che Dio lo abbia potuto permettere. Riporta da un libretto di Mons. Vincenzo Tarozzi: «“Tutto quanto avviene via via in noi e attorno a noi, nelle vicende private e nell’ordine pubblico, nel mondo fisico e morale, tutto avviene per volontà diretta o permissiva di Dio”… ecco la parola che in qualsivoglia tribolazione conforta e apporta pace».....clicca quì per sfogliarla


In armi (1919)

A partire dagli episodi della recente guerra, il Vescovo servendosi delle parole di Paolo  agli Efesini rivestitevi dell’armatura di Dio, incita il popolo ad una resistenza  continua in quella guerra interiore dello spirito, che non è meno aspra di quella che si combatte nelle trincee.....clicca quì per sfogliarla



Lo Spirito Santo (1920)

È l’ultima nota del cantico delle pastorali. Il motivo dominante è l’amore sostanziale e assoluto: lo Spirito Santo. Dopo averne tentato una prima sintesi, nella quale emergono le parole di Tertulliano che il Verbo e lo Spirito sono le due mani della Divinità, passa in rassegna le opere dello Spirito nella creazione e nella nostra anima. Il Battesimo nello Spirito, scrive,  ci purifica, ci illumina, ci infiamma, quale frutto di ammirazione per l’opera dello Spirito, il Vescovo invita i suoi fedeli e soprattutto i suoi sacerdoti a riconoscere, chiedere e corrispondere ai doni dello Spirito.....clicca quì per sfogliarla

Il Cantico si conclude con il seguente inno a Maria:

O Maria, io non ho saputo parlare
che balbettando dello Spirito Santo,
che è tuo sposo divino…
Che i tuoi figli miei che sono più Tuoi,
lo conoscano, lo adorino, lo amino, lo invochino
e corrispondano sempre alle sue aspirazioni
e all’opera sua.
Ed ora, o Madre Santa,
deh! Unisci la tua alla nostra preghiera
che sarà senza fallo esaudita:
Veni sancte Spiritus,
reple tuorum corda fidelium
et tui amoris in eis ignem accende.
Amen.



 

Si invita alla preghiera
affinché il Servo di Dio Mons. Giambattista Arista
possa raggiungere gli onori degli altari.
Chi abbia ricevuto grazie o sia stato testimone di grazie ricevute
è pregato di riferirle alla Congregazione dell'Oratorio.

 
 
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